Via della Lana e della Seta

Via della Lana e della Seta

Gli studenti, le biciclette, il rosso spalmato sui muri e nelle anime: ecco Bologna con la sua aria frizzante!
L’accogliente hotel Il Guercino mette a proprio agio appena si entra nella corte. Sono molti i pellegrini che alloggiano qui per partire o per la Via della Lana e della Seta o per la Via degli Dei.
Una doccia e faccio capolino sulla strada: due locali a destra e due a sinistra. Giovani ovunque, atmosfere rilassate.
Silenziosa compare Francesca, elegante come solo una donna in bicicletta può essere. Caschetto tappezzato di adesivi, jeans, scarpe da ginnastica, zero trucco. L’eleganza e la bellezza della semplicità: essenza e non apparenza.
Le due ore dell’aperitivo diventano un bignami degli ultimi dodici mesi in cui non ci siamo visti.
Ci diamo appuntamento al mattino per percorrere insieme la prima tappa della Via della Lana e della Seta.

La centralissima Piazza del Nessuno trasuda storia come tante meravigliose piazze italiane.

In un angolo eXtraBO , il punto di riferimento per la natura e l’outdoor del territorio di Bologna. Qui incontro Stefano Lorenzi e Vito Paticchia, anime di Appennino Slow e della Via della lana e della seta .
Per un’ora il tavolo diventa un tourbillon di mappe, appunti, carte, guide, lapis.
Finalmente parte questa nuova avventura: con Francesca attraversiamo il centro storico di Bologna e arriviamo alla Chiusa di Casalecchio. Un’ora di cammino sotto il diluvio sulla riva del Reno ci porta al borgo di Palazzo de Rossi e dopo il passaggio sul Ponte di Vizzano siamo a Sasso Marconi.

Le querce di Monte Sole
Si piegano le querce come salici sul cuore delle rocce.
A Monte Sole hanno memoria le querce, hanno memoria.

La seconda tappa della Via da Sasso Marconi a Grizzana Morandi è un viaggio nel più grave eccidio di civili consumato in Italia dai tedeschi nel corso della seconda guerra mondiale.
Vanno letti ad alta voce i nome di uomini, donne e bambini, vittime innocenti della barbarie nazi fasciste.
Le gocce di memoria – disseminate dai ragazzi del Laboratorio delle meraviglie della scuola di Marzabotto – innaffiano simbolicamente il terreno del ricordo ed evitano l’oblio.

I cimiteri, i resti di borghi annientati, le lapidi e le croci contrastano con una natura alla quale le piogge abbondanti hanno regalato il vestito migliore.

Ciò che rende indimenticabile un cammino sono gli incontri. Ecco le persone incontrate nella parte emiliana della Via della lana e della seta:

  1. Viviana Passini, 92 anni, figlia di Angelo Passini assassinato dai nazisti. Io mi sono commosso di fronte al suo racconto, se anche voi volete sentire la sua testimonianza, la trovate qui.
  2. Antonio Franchi 102 anni, Veggio- Castel Vecchio, comune di Grizzana Morandi. Allevatori di conigli.
  3. Antonio Contini Carboni, commerciante e agricoltore della Mela rosa romana. Questa mela è oggetto di studi scientifici da parte dell’Università di Bologna per le sue proprietà nutrizionali.
  4. Cesare Calisti, presidente pro loco di Grizzana Morandi. Con lui per la prima volta sono salito in cima a un campanile di una chiesa e ho visto il meccanismo meccanico di un orologio ancora perfettamente funzionante: quello della chiesa di Veggio.
  5. Claudio e il padre Renzo, abitanti del bosco. Insieme hanno costruito una capanna da sogno dove educano figli e nipoti a vivere al contatto con la natura.
  6. La coppia con cui abbiamo parlato all’ingresso di Bagucci, una piccola borgata di case nel comune di Castiglione dei Pepoli. A pochi metrei la Piazza Rossa, in omaggio a quella di Mosca.
  7. Pierluigi Poli, coltivatore del mais rosso della Spinareccia, una piccola borgata fuori dal paese di Rasora, al confine tra Emilia e Toscana. Lo troviamo curvo sul campo a curare questo tesoro unico.
    Posa la zappa e lo seguiamo all’interno della sua casa dai muri di pietre, che le sue mani hanno messo insieme una alla volta. Varchiamo la soglia ed è impossibile non notare come prima cosa la fila di mais rosso che attraversa la stanza da parte a parte, quasi fosse un addobbo dell’enorme camino. Pierluigi ci ricorda come questo mais fosse usato per l’alimentazione di uomini e bestie già da secoli. Abbiamo il previlegio di sorseggiare un bicchiere di uno squisito sidro fatto in casa e gustare i biscotti di Granturco Rosso di Rasora e miele prodotti dalla figlia Veruska.
  8. Stefano Lorenzi, presidente di Appennino Slow
  9. Enrica e Riccardo, b&b Castellaro dove mi sono rilassato, giocato con i gatti e sfidato il padrone di casa a ping pong nel Torneo dell’Amicizia.
  10. Norma e Beppe della Locanda dei Fienili del Campiaro.

Ancora volti. Semplici contadini con cui mi sono fermato a parlare durante il cammino, ospitaleri che mi hanno accolto per il pernotto, la sarta di Prato che ha interrotto i lavori per cucire subito la toppa del cammino e Ilaria di Heart&Mind Studio che mi ha rigenerato con un massaggio rilassante dopo 100 km e 5000 metri di sali scendi sui sentieri dell’Appennino tosco emiliano. A loro un grazie per avermi arricchito e supportato. E poi un grazie ai volti degli alberi che mi hanno osservato mentre passavo dal bosco: mi hanno accompagnato nei sentieri. Loro sono riuscito a fermarli in un’immagine.

Troppo veloci per essere fotografati sono invece stati gli animali: una faina che mi ha attraversato la via, un daino che correva sul prato, un lupo che correva davanti a me di pochi minuti lasciando orme e fatte piene di peli. E tutti gli altri che mi hanno visto e non si sono fatti vedere.

La via della lana e della seta giunge a Prato.
Il fil rouge delle acque e dell’archeologia industriale iniziato a Bologna con la Chiusa di Casalecchio termina con il Cavalciotto alla periferia della città toscana.

Questa opera rappresenta uno dei più importanti esempi di archeologia industriale del territorio pratese.
Il suo consolidamento nei secoli fece si che, oltre che per scopi di drenaggio, irrigazione e difesa, venisse usato come fonte di energia idraulica capace di far funzionare dagli iniziali 58 mulini a tantissime altre attività produttive, come quelle metallurgiche, cartarie e ovviamente tessili.

Un percorso lungo il Bisenzio – che mi stupisce per la sua pulizia e presenza di volatili – mi conduce allo storico ponte di Mercatale e attraverso l’omonima porta entro nella città.
Non mi aspettavo un centro storico così!
La città fa quasi 200mila abitanti ed è la terza città più grande del centro Italia dopo Roma e Firenze.

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