Via delle Sorelle

Via delle Sorelle

Brescia mi ha accolto con il sorriso di Alessia e sua figlia Giulia.
Alessia Marsigalia è una delle ideatrici de La Via delle Sorelle, un cammino che collega Brescia a Bergamo. La Via, che si sviluppa in gran parte sulla parte collinare delle due province, vuole essere un’arteria verde alla scoperta di luoghi meno conosciuti, vie antiche e itinerari, tradizioni e prodotti dei territori. Un percorso di natura e cultura che mostra al camminatore un volto nuovo delle due città e delle sue province. La Via delle Sorelle nasce dal basso, da volontari che ci tengono a rendere e far vivere questo territorio in modo sostenibile. Associazione che lo ha ideato, progettato e lo gestisce è Slow Ride Italy che nel 2023 lo ha inaugurato e donato alle città di Brescia e Bergamo.
Il cammino è bidirezionale e si sviluppa per 130 km, attraversando oltre 30 Comuni; sono ben 3800 metri di dislivello totale ma è possibile percorrere varianti basse che lo rendono meno impegnativo.

Con Alessia siamo in contatto da due anni e avevamo in comune l’incontro con la stessa gatta sul Kalabria coast to coast!
Oggi mi ha accompagnato sulla prima tappa: un viaggio nella storia di Brescia – il cammino parte dal tempio Capitolino, patrimonio UNESCO – che conduce all’interno della fortezza cittadina, il Castello di Brescia.
Da qui, attraverso l’antica Strada del Soccorso, tagliata nella roccia viva, si sale verso il polmone verde della città, il Monte Maddalena.
Dall’incantevole Valle di Mompiano, il percorso raggiunge la Chiesa di Santa Giulia, tappa finale del Cammino di Santa Giulia che parte proprio da Livorno.
Scendendo dal Sentiero delle Croci, si arriva al centro storico di Gussago. Dal complesso della Santissima, simbolo storico di Gussago riaperto proprio oggi al pubblico dopo un lungo e processo di restauro, vedo il tramonto sulla Franciacorta.

La seconda tappa mi vede camminare sulla variante bassa da Gussago a Provaglio d’Iseo.
Pochi km e faccio la prima sosta a Ronco: non posso perdermi il cestino del viandante (panino, acqua, frutto, brioches e cioccolatina) presso la Salumeria tabaccheria da Bianca e Bruno. Nel 2014 è stata riconosciuta negozio storico dalla Regione Lombardia. Nel 2019 il taglio del nastro dei cento anni di attività. Adesso la gestione è portata avanti da Luisella e Bianca.

Allora, la nostra attività nasce nel 1919, gennaio, il 19 gennaio 1919, dai nonni paterni. Poi nel 1970 i nonni l’hanno passata al papà e alla mamma. Il papà nel 2000, per andare in pensione con la mamma, l’ha ceduta a me e a mia sorella Andreina. Noi continuiamo finché il Signore vorrà su questa strada, lavorando con i nostri compaesani, con tante persone, con i viandanti che abbiamo conosciuto fantastici. E speriamo che il Signore ci dia salute e anche un po’ di lavoro. Siamo un’attività storica, salumeria, tabaccheria, un piccolo supermercato, un piccolo mini centro commerciale.

Il secondo incontro è quello con Antonio De Matola che mi aspetta al Borgo del Maglio di Ome.
Piccola parentesi: al Borgo del Maglio il 27 settembre ci sarà uno spettacolo del bravissimo Marco Baliani.
Antonio, esperto di botanica e filosofia dell’ambiente, è curatore dell’orto botanico delle querce. Passo un’ora e mezzo affascinato dai suoi racconti: ecco un altro padrone dell’aria, termine che ho fatto mio ma che devo a Giuseppe Rivello.
Parte delle querce sono dedicate ai grandi uomini e donne della storia: davanti a Chico Mendes mi commuovo. Era il 1987 e avevo 11 anni quando lessi “La stagione del fuoco” che ne narrava le gesta.

Francamento dalla povertà dei contadini perché in casa coltivavano i bacchi da seta e i acamai, i caler, i barbari così li chiamavano, perché era la nuova ricchezza dei contadini, le donne per esempio potevano farsi la dote con i proventi dell’imbozzolamento grezzo della seta, poi è arrivata la seta sintetica, è arrivata l’industria meccanica, è arrivata l’industria pesante e questi alberi che erano le vestigia di un territorio felicissimo, mio suocero faceva addirittura un mestiere, non so se si dice così, picchiettava la corteccia del gelso e la vendeva al mercato perché il potere calorico della corteccia del gelso è enorme e per poter comprare una gallina andava a rubare un secchio di corteccia quando negli anni in cui morivano di fame, ed era un albero generosissimo, ha sostentato l’economia contadina in ogni modo e per dispregio li hanno tagliati tutti, tranne nel suo paese dove ce n’è un filare protetto vicino a un’abbazia olivetana, spero che tu la veda, quelli non li possono toccare, ma dalle altre parti sono stati miseramente abbattuti e guarda la meraviglia!

“Io ho mostrato a questo ragazzo che gli orti botanici, che un tempo erano la prerogativa di sovrani illuminati o di ricchi signori o di università, lì può fare anche un piccolissimo ricercatore come me, senza fondi, senza mezzi, qualora sia circondato da un gruppo di persone che sono disposti ad aiutarlo. Si possono seguire i criteri della tutela di una specie oppure la tutela di molte specie, perché gli orti botanici poi tutto sommato sono giardini artificiali, la natura neanche saprebbe farli, quindi si scelgono le specie in pericolo da tutelare e lì si mette in una zona chiusa, riservata a coloro che li vogliono visitare e c’è la manutenzione che è fatta tutto dai volontari, l’acquisto delle piante è affidata alla beneficenza, a volte si adotta una pianta e con i denari che vengono versati acquistiamo altre piante. Il luogo è comunale, certo se avessimo dovuto acquistare il suolo sarebbe stato impossibile, il Comune ha messo a disposizione per questi due esperimenti che finora funzionano perfettamente, uno riguarda il genere Quercus, cioè la salvaguardia di tutte le querce e l’altro in fondo il paese dall’altra parte riguarda le coniferofite in genere da tutelare e non. Lì pure abbiamo avuto un grande successo perché siamo riusciti a conservare in questo luogo appartato in fondo ad una vallettina semisegreta tutte le famiglie delle conifere, ogni famiglia ha almeno tre rappresentanti e tutti i continenti del mondo sono rappresentati da almeno una specie. Questo è un grande risultato non tanto per gli uomini, quanto per gli uomini al servizio della scienza, se mettendo da parte il denaro di partenza per poter fare un progetto del genere lo si comincia e lo si porta a buon fine con la buona volontà degli altri, alla fine risulta che il denaro è un orpello che può intervenire sì e può intervenire no. Questo è sotto gli occhi di tutti, tutti lo possono visitare, è libero, l’accesso è libero a tutti, c’è dell’acqua fresca, è un posto sereno, c’è ombra, c’è sole e credo che come tutti gli orti botanici poi debbano assolvere in primis a quella funzione umana della quale nessuno vuole parlare, tenere sotto controllo l’inquinamento morale perché qui c’è serenità da vendere in questi luoghi e si può assaggiare quella fuga dalla civiltà opprimente proprio entrando in un giardino che non costa nulla, credo che sia questo in sostanza il progetto al quale mi sono dedicato da trent’anni a questa parte.

La giornata termina in un altro luogo magico, l’ Hotel Villa San Giuseppe accolto dalla vulcanica Elisabetta e la dolce Tiziana.

La terza e quarta tappa della Via delle Sorelle sono caratterizzate dalla presenza dell’acqua. In una autunnale mattinata di pioggia fine attraverso la Riserva naturale delle Torbiere del Sebino.
Questa area ha avuto origine dall’attività di estrazione della torba, tra lingue di verde, canne, ninfee e una fauna ricca di piccoli animali selvatici.

La via delle sorelle entra nella riserva dopo aver lambito il Monastero di San Pietro in Lamosa, un gioiello di arte, storia e architettura per secoli punto di riferimento del fermento cristiano e oggi sede di attività culturali. Un grazie a Silvia Scolari del comune di Provaglio d’Iseo per avermi aperto le porte di questo gioiello e a Nadia per l’interessante racconto storico.

Dopo aver superato diversi borghi e vigneti giungo al Lago d’Iseo, incastonato tra montagne, che segna il confine tra le due province di Brescia e Bergamo.

Nella quarta tappa passo da Gandosso, paesino di collina che con vista panoramica sul lago d’Iseo. Uno stradello mi porta fino alla via degli Alpini e alla chiesetta dedicata alla Madonna della Pace, costruita proprio dagli alpini, nel verde del parco naturale del “Pitù”.
Trovo la splendida accoglienza degli alpini di Gandosso: Angelo indossa il cappello verde e inizia a raccontare!

Siamo qua, è il bivaco degli Alpini, del gruppo Alpini Gandosso. E’ stato formato questo bivaco, abbiamo iniziato a farlo nel 1976. Un pezzettino alla volta, abbiamo fatto la chiesetta, abbiamo fatto questo capanone qua, poi abbiamo attaccato la cucina, e oltre alla cucina abbiamo fatto le cose della griglia. E siamo sempre stati qua a lavorare, tutto a tempo perso. Insomma, qua è un posto che passano anche molte persone, con la scusa anche del sentiero delle sorelle da Bergamo-Brescia, per la cultura. Quest’anno sono passati anche parecchie, da tutto il mondo. Una mattina eravamo qua, avevo qua cinque nazioni, Messico, Mondavia, Venezuela, Germania e Belgio. E in ultimo alle 11 sono arrivati in tre e ho detto, scusate, Italy? Sì, e loro mi hanno detto che arrivavano da Borimini. E so che non erano qua dalle nostre parti, però qua il posto, anche avendo il parco avventura, che ieri sono stati qua i ragazzi, adesso arrivano venerdì e poi venerdì l’altro. E qua noi, con il bivacquo, con gli alpini, qualche sabato o domenica prendiamo sempre qualcuno. Tanto per dire, il 4 agosto, con la Madonna della Neve, eravamo qua in 142. Abbiamo fatto il pranzo tutti insieme e siamo stati tutti contentissimi. Sabato prossimo ho qua solo 15 persone, già in una compagnia, che vengono qua.

Martina – conosciuta alla Carovana di Naturalmente Pianoforte – ieri mi ha raggiunto a cena con il compagno Stefano e oggi mi ha accompagnato per un tratto di tappa, respirando l’aria del bosco e del sottoscritto marcio di sudore.

Alcuni momenti della quinta tappa:
Alessia Marsigalia racconta una delle opere di Laura Renna che si trovano lungo la via delle sorelle. “Questa è una delle opere di Laura Renna, che è l’artista che ha creato otto opere lungo tutto il cammino della Via delle Sorelle e queste opere noi come associazione le abbiamo poi donate ai comuni e ai viandanti che le possono incontrare il loro percorso.Sono state fatte con lana riciclata, che è la lana di manufatti che sono stati utilizzati nella performance progetto Catena Umana di Viva Vittoria nel 2023. Lane lunghe un metro, fatte dalle signore locali, dalle comunità locali, che poi si sono trasformate in un’opera d’arte di riuso. Il fatto della lunghezza di questi manufatti era simbolicamente un metro come la distanza del periodo del covid, dove sappiamo che Brescia e Bergamo sono state particolarmente colpite.

Un momento di lavoro da remoto con due disturbatori a quattro zampe, durante il mio soggiorno alla Nik-Home Family Pet’s di Bagnatica. Nicole fa accoglienza domestica a donativo. Mette a disposizione dei pellegrini la sua villetta con taverna.

La visita al Consorzio di Tutela del Moscato di Scanzo, DOCG della bergamasca tra le più piccole d’Italia con appena 31 ettari di vigneti.

Questa è la sede del consorzio di tutela Moscato di Scanzo, unica di OCG della Bergamasca, quinta della regione Lombardia e tra le più piccole di tutta Italia. Abbiamo infatti solo 31 ettari di vigneti e Moscato di Scanzo è una piccola grande perla nella panorama vinicolo mondiale. Un moscato rosso, passito, ottenuto da una vitina autottono, Moscato di Scanzo. Questa è la Sass di Luna, è la pietra calcareo-marnosa di cui sono fatte le colline di Scanzorosciate ed è uno dei motivi per cui Moscato di Scanzo può essere prodotto solo a Scanzorosciate.

L’incontro con Francesca Pagnoncelli Folcieri: mamma, moglie, architetto, produttrice di vino e presidente del Consorzio di Tutela Moscato di Scanzo.

Sono Francesca Pagnoncelli-Folceri, ci troviamo a Scanzorosciate, a Villa Pagnoncelli. Questa villa porta il nome della mia famiglia dal 1890, anno in cui è stata acquistata, dal mio trisnonno farmacista che si era trasferito proprio a Scanzorosciate per aprire la sua attività. Attività che poi è passata di generazione in generazione, quindi quattro generazioni di farmacisti e almeno tre generazioni di produttori di vino. A me oggi rimane l’eredità della produzione del vino e in particolare del Moscato di Scanzo. È un vitigno autoctono con una storia documentata dalla fine del 1200, quindi davvero legato strettamente alla storia dello sviluppo del nostro paese, del nostro territorio ed è un passito molto particolare. Il vitigno è a bacca rossa per cui anche il passito che poi ne deriva è assolutamente unico nel suo genere e molto raro ovviamente. La DOCG comprende circa 30 ettari, su questi 30 ettari siamo 24 produttori, quindi delle realtà estremamente piccole e a carattere sostanzialmente familiare. Le aziende storiche sono rimaste tre e tra queste per fortuna, devo dire con molto orgoglio ci siamo anche noi.

Le parole di Salvatore Linguanti, direttore dell’Ente di Promozione Turistica Le Terre del Vescovado.

Sono Salvatore Linguanti, coordinatore di Terra del Vescovado, un’area turistica che comprende 16 comuni della fascia orientale della provincia di Bergamo, tra questi anche 11 comuni che sono attraversati dalla Via delle Sorelle. Questo territorio è caratterizzato da vini oliveti, sapori tipici, ville, palazzi storici, chiesette in cima ai colli. E’ un territorio veramente da scoprire, da gustare. Col cammino della Via delle Sorelle avrete l’opportunità appunto di attraversare questo territorio e di scoprirlo nella sua interezza.

A Scanzorosciate mi raggiunge nuovamente Martina con il compagno Stefano e un’amica. Fa sempre ripiacere vedere gli amici conosciuti durante i cammini in giro per l’Italia.

Nella sesta tappa incontro Giampiero Valoti che mi delizia con il racconto delle antiche pietre coti lungo la Via sull’opera d’arte creata con le pietre coti tra Nembro e Lonno.

Questa è l’inizio della via che porta al santuario della Madonna dello Zuccarello che per i nembresi è importantissima, è un po’ la protettrice della popolazione di Nembro. Tanto è vero che durante la prima guerra mondiale, quando centinaia e centinaia di soldati nembresi erano al fronte, invocavano la Madonna dello Zuccarello e quando finì la guerra, nel 1920, la Madonna venne incoronata con una corona d’oro acquistata con i soldi di quelli che erano tornati, molti non erano tornati. E’ stato inserito questo santuario e la bella mulattiera che porta al santuario nel cammino di Bergamo-Brescia perché è significativo.E poi c’è il fatto che la mulattiera continua dopo il santuario dello Zuccarello, arriva all’Onno, dall’Onno si può andare a Salmezza e da Salmezza si può andare in Val Brembane e poi avanti ancora ed è un po’ un tratto di quella rete viaria chiamata via Mercatorum perché i mercanti la percorrevano per passare dalla Lombardia ai Grigioni, alla Svizzera e così via. E’ una cosa che suscita tantissimi ricordi, interessi e allora questo tratto di strada è stato anche arricchito da una installazione artistica di un artista che si chiama Losi che utilizzando una delle ricchezze fondamentali, risorse integrative ma importanti di Nembro, di Albino, di Pradalunga, che sono le pietrecotti, poi spiego cosa sono e ce n’ho una anche da far vedere, che sono le pietrecotti, utilizzando questa idea ha messo delle pietre durante il cammino con delle scritte, con delle frasi significative che insomma che ci fanno riflettere, che fanno capire come il cammino è da fare insieme, è qualcosa di importante, qualcosa di comunitario. Le pietrecotti a Nembro c’è un museo delle pietrecotti che è visitabile, è visitabile il primo sabato del mese, ma se scolaresche o gruppi o committe volessero visitarlo si organizza una visita guidata e magari la guido io se c’è bisogno.Il museo racconta la storia di queste pietre che erano essenziali nei lavori agricoli per affilare le falci, per affilare gli attrezzi da taglio del mondo contadino. E’ chiaro che con l’introduzione delle falciatrici meccaniche e della meccanizzazione generale dell’agricoltura le pietrecotti hanno perso il loro appiglio, l’importanza economica, ma rimane l’importanza storica e per quello che si è fatto il museo Mupic che si trova in via Ronchetti 29 e che è una ricchezza culturale di Nembro.

” La falce è qui e la impugna così e poi partendo dal fondo verso la punta uno, due, da una parte e dall’altra. Dunque la parte abrasiva della pietra è questa, la costa. Quando il falciatore ha falciato per un quarto d’ora, venti minuti, poi dipende dal terreno, dall’erba, la falce non taglia più così bene. Dopo averla passata il filo torna tagliente e il falciatore faccia meglio.

La mia tappa finisce nel silensio paese di Olera. La bellezza del paese di Olera la percepisco meglio il giorno dopo quando lo vedo dall’altro versante, immerso nel verde. Quando i paesini si trovano alla fine della strada diventano di frontiera con la montagna e i suoi abitanti sono esempio di resistenza. A dormire sono ospite in una casa privata. La gentilizza di Paola, padrona di casa, e la bellezza della casa in cui vive con la sua famiglia sono tra le esperienza che fanno di Smart Walking un progetto di vita pazzesco. Grazie ancora per l’ospitalità e la superba cena che consumo in compagnia della famiglia.

Giungo infine a Bergamo Alta. Giuditta Galazzi è una guida turistica certificata. E lei ad accompagnarmi alla scoperta della città vecchia al termine del mio cammino.


“Progetto realizzato grazie al Bando Cultura 2024 promosso da Regione Lombardia” @regionelombardia.official

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