La Via Francigena in Svizzera

La Via Francigena in Svizzera

Da lunedì 4 settembre a venerdì 8 settembre 2023 ho partecipato a un press tour sulla Via Francigena in Svizzera.
Eravamo in otto tra giornalisti, blogger, youtuber, nomadi digitali e abbiamo camminato attraverso i borghi medievali vallesani. Da Martigny, passando per Orsières, Bourg-St-Pierre, abbiamo raggiunto il colle del San Bernardo, da sempre luogo di confine.

Queste tre tappe alpine – che insistono sugli stessi sentieri utilizzati in passato dai romani a Napoleone – ci hanno portato da quattrocento a duemilaquattrocentosettantatre metri, il punto più alto della Via Francigena.

Dal punto di vista gastronomico vale la pena ricordara la cena con raclette alla Laiterie d’Orsières alla fine della prima tappa.

Alla fine della seconda tappa soggiorniamo all’hotel le Bivouac de Napoléon, sorto nel luogo dove nel 1800 si accamparono i 40.000 soldati dell’esercito napoleonico. Piccolo approfondimento storico sul passaggio di Bonaparte e della sua armata diretta in Italia per combattere gli austriaci.

Per trasportare armi, cannoni, animali e attrezzature varie sui sentieri che portano al Passo del Gran San Bernardo fu chiesto un aiuto agli abitanti del Bourg Saint Pierre, ultimo villaggio che si incontra nella salita al passo.

Si narra che l’esercito consumò qualcosa come 21724 mila bottiglie di vino, 3498 libbre di formaggio, 180 kg di riso, 230 kg di pane, 850 kg di carne! Furono abbattuti 2000 alberi per il legname per vari servizi tra cui la realizzazione di 3150 ceppi utilizzati come rulli su cui far avanzare i cannoni; inoltre furono impiegati moltissimi animali da carico e uomini per consentire il passaggio dell’armata verso l’Italia. Alla fine il debito di Napoleone fu stimato in 39.000 franchi, diventati 60 milioni di euro dopo quasi due secoli.

Cifra che, contratto siglato da Napoleone alla mano, gli abitanti di Bourg St. Pierree hanno chiesto nel 1983 all’ora presidente francese Mitterand! Fu il sindaco del piccolo paese svizzero (200 abitanti) a inviare la fattura di 60 milioni di euro! Nel 1984, per tutta risposta, arrivò a Bourg St Pierre una lettera del presidente accompagnata da un bel medaglione commemorativo e zero euro.

Al terzo giorno di salita siamo arrivati al Colle del Gran San Bernardo. Pochi metri pianeggianti – dove sorgono le due strutture per pernottare, lo storico ospizio per i pellegrini e il moderno albergo, uniti tra loro da una passerella sospesa in legno – e poi la strada scende verticalmente verso la piana di Aosta.

La vista sul lago circondato dalle Alpi è magnifica e sicuramente un bagno a quasi tremila metri è assolutamente da provare.

Da non perdere una visita libera del museo, il cui ingresso è custodito dai mitici cani San Bernardo, presenti nel piccolo allevamenteo adiacente.

Qui ho scoperto molte informazioni interessanti. Queste di seguito quelle che mi sono rimaste impresse.

La temperatura minima è stata un -30° nel 1929, il massimo livello di neve raggiunto è un 24,74 metri (!!) nel 1914. Nel 1990 c’è stato il record di vento (268 km/h).

Fino al 20° secolo il colle poteva essere valicato solo a piedi o a dorso di mulo/cavallo. D’inverno veniva battuta una sola pista, chiamata il “pion” ossia la corda. Questo perchè ogni pochi metri erano piantati pali uniti da corde per facilitare il cammino dei viandanti.

Fino al 1960 da queste parti passavano numerosi contrabbandieri, molti dei quali hanno perso la vita.

Esistevano i marroniers, ossia soldati della neve che si mettavano al servizio dei viaggiotori per aiutarli come guide o portatori. Erano abitanti dei villaggi di montagna ed erano stipendiati dall’Ospizio del Gran San Bernardo.

Nel 1800 la cucina dell’ospizio nutrì 20 mila persone!

Grazie a tutti i compagni di cammino che mi hanno arricchito con le loro esperienze di vita e viaggi! Nella foto qui sotto i partecipanti : Neven Adzaip, Rocío Cali, Davide Fiz, Nicole Franciolini, Marco
Giovannelli, Mary Jane, Andrea Mattei, Monica Nanetti.

Marco Giovannelli è il direttore di Varese News e ideatore de La Via Francisca del Lucomagno; Monica Nanetti ideatrice del progetto “Se ce l’ho fatta io” e scrittrice; Nicole Franciolini social media manager di Vie Francigene; Neven Adzaip , ex calciatore bosniaco di talento e adesso alla guida di un tour operator Spiritual Tour specializzato in cammini. Rocio Cali, fotografa argentina con un percorso di studi legati al turismo sostenibile; Mary Jane, YouTuber che parla di filosofia e viaggio; Andrea Mattei, giornalista della Gazzetta dello sport e Sportweek.

Grazie a Gaëtan Tornay – direttore del Pays du Saint Bernard, Vice presidente dell’Associazione Europea della Via Francigena e presidente dell’Associazione Svizzera della Via Francigena – per il supporto logistico e l’organizzazione!

Un ringraziamento anche alle guide: Rachel e Joelle di Horizons Nature. Memorabile una merenda a metà mattina sullo sponda del torrente: sul prato verde distendono una tovaglietta e improvvisano un picnic a base di erbe selvatiche raccolte lungo il sentiero. Erbe che vengono tritate con un frullatore manuale a corda e spalmante insieme al formaggio sérac su una fetta di pane.

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